Tra le malattie sessualmente trasmissibili più pericolose, non possiamo non menzionare l’HPV, acronimo di “Human Papilloma Virus”. Questo, tra tutte le patologie che abbiamo analizzato, provoca l’unica infezione conosciuta come causa per l’insorgenza del tumore della cervice uterina, di quello ai genitali, sia maschili che femminili ed anche al cavo orale, faringe e laringe. Nonostante ciò, è importante sottolineare che, sebbene il virus da HPV sia correlato all’insorgenza di simili carcinomi, l’infezione progredisce allo stato tumorale solo in pochissimi casi.
Sintomi e contagio del Papilloma Virus
Anzitutto, dobbiamo iniziare dicendo che nella maggior parte dei casi l’infezione da HPV è, non solo transitoria, ma anche asintomatica. Ciò significa che con alte probabilità il soggetto che la contrae non riscontra particolari sintomi evidenti, o comunque, essi non sono tali da essere riscontrabili o condotti a questa diagnosi. In alcune circostanze, però, il sistema immunitario non è capace di debellare il virus prima che questo provochi dei sintomi più forti e, per forza di cose, riscontrabili. Tra quelli più comuni troviamo lesioni benigne della cute e delle mucose come la comparsa di verruche su genitali, mani, viso e piedi; prurito, dolore lieve e una sensazione di fastidio.
É, però, necessario fare una distinzione; il Papilloma, infatti, non è un singolo virus, bensì una grandissima branca che ne conta oltre 120 tipologie. Ognuno dei virus appartenenti a questa famiglia, a sua volta ha delle caratteristiche biologiche e patologiche ben specifiche e, per questa ragione, ognuno di essi possiede una catalogazione con tanto di nome che parte da HPV-1 e continua con HPV-2, HPV-3, ecc. ecc. fino a proseguire con l’intera schedatura. Alcuni, tuttavia, posseggono delle caratteristiche comuni, ad esempio, ben 40 di questi infettano le mucose genitali e, tra questi, circa 15 sono definiti ad alto rischio cancerogeno (HPV-16, 18, 31, 33, 35, 39, 45, 51, 52, 56, 58, 59, 66, 68(…))
Trasmissione del virus
Il contagio, come avrete ormai capito, avviene soprattutto attraverso rapporti sessauli non protetti. Nel caso in cui il Papilloma Virus sia quello caratterizzato da verruche ai genitali, poi, esso può essere contratto anche attraverso il contatto con le mucose. Nel caso in cui esso si manifesti all’interno della cavità orale, ad esempio, è molto probabile che vi sia stato un rapporto orale non protetto dal preservativo. É importante specificare, però, che, in alcuni casi, anche il contatto diretto pelle contro pelle può essere fatale per la trasmissione del virus.
Anche l’auto-inoculazione (ossia il contagio di se stessi in parti differenti del corpo) può essere un problema; attraverso semplici pratiche di igiene intima, infatti, il soggetto che ne è affetto, a seguito del contatto con una delle tipiche verruche, può tranquillamente distribuire inconsapevolmente le suddette in altre parti del corpo.
Anche in questo caso, infine, così come per la Clamidia, la Gonorrea e l’AIDS, è altamente rischioso lo scambio e l’uso promiscuo di giocattoli sessuali infetti, quello della biancheria intima o dello spazzolino da denti. Allo stesso modo, anche per il Papilloma Virus può verificarsi il contagio dalla madre al figlio, sia durante lo stato di gravidanza, sia mediante il passaggio del canale vaginale al momento del parto.
Come prevenirlo?
Beh chiaramente con il vaccino. In Italia siamo disposti di ben due tipi di vaccino contro il Papilloma, quello bivalente somministrato solo alle donne, e quello quadrivalente anche per gli uomini. Come molti vaccini nel nostro territorio nazionale, questo non è obbligatorio, bensì raccomandato a tutte le ragazzine intorno ai 12 anni di età. Considerato, infatti, il fatto che il contagio avviene per via sessuale, è preferibile iniettare il vaccino prima dell’inizio di qualunque attività di questo genere.
Molto utile e noto è anche il “Pap Test”, ovvero un esame ginecologico che consente, attraverso il prelevamento di poco materiale sul collo dell’utero, di stabilire se l’infezione è già stata contratta o meno. A partire dai 30/35 anni, poi, un esame più moderno chiamato HPV Test, è in grado di determinare se la donna ha contratto uno dei virus ad alto rischio oncogeno ancor prima che si sviluppino eventuali lesioni. A seguito della positività di questo esame, è necessario eseguirne un secondo di nome “colposcopia” incaricato di confermare o smentire la presenza di un processo tumorale al collo dell’utero.