Alopecia: la malattia che fa perdere peli e capelli

Tra tutte le patologie che portano inestetismi, non possiamo non soffermarci anche sull’alopecia. Essa, nella sua definizione più semplice e lineare -proprio come piace fare a noi- è una patologia che porta alla perdita totale o parziale dei capelli e di tutti i peli del corpo. Tuttavia, le cause che possono portare ad una caduta dei capelli patologica sono diverse, per cui nel momento in cui il fenomeno si protrae oltre un mese, mese in cui ci deve essere una perdita repentina e costane di oltre 100 capelli al giorno, si consiglia di rivolgersi imediatamente ad uno specialista che provvederà ad agire tempestivamente e nel modo più corretto per la vostra condizione.

Una piccola curiosità deriva dal nome, la sua etimologia deriva dal greco “alopex” che significa volpe. Il concetto, dunque sostanzialmente, nasce dal fatto che questo animale ha una muta del pelo molto evidente che arriva addirittura a fargli perdere il manto a chiazze, condizione di cui tra l’altro, anche alcune forme della patologia sono caratterizzate. O meglio, esistono diversi tipi di alopecia, quella che si manifesta in aree circoscritte e quella diffusa. Allo stesso tempo, esistono anche casi in cui è possibile una reversibilità del processo (e quindi una sorta di guarigione e dunque alopecia temporanea) e casi in cui essa, invece, non è plausibile. In questo caso, si parla condizione definitiva e quindi cicatriziale.

Cause e sintomi

Le cause che portano a questa patologia sono diverse: prima fra tutte troviamo la genetica, essa, come sapete bene se ci seguite da un po’, gioca un ruolo determinante in diverse condizioni mediche. A seguire troviamo lo stress psico-fisico, l’abuso di alcolici, le diete drastiche con forti perdite di peso, gli squilibri ormonali e persino l’assunzione prolungata di alcuni farmaci o la sottoposizione ad interventi chirurgici e la presenza contemporanea con altre malattie.

E adesso un fatto che non vi aspettereste: quella che comunemente chiamiamo e conosciamo come calvizie, è, nel suo nome scientifico, alopecia androgenetica ed è la forma più diffusa della malattia, colpisce l’80% degli uomini ed il 40/50% delle donne specialmente dopo la menopausa. Negli uomini, il fenomeno si verifica con un diradamento progressivo a partire dalla fronte che si evolve nella cosiddetta chierica , si estende in tutto il cranio e lascia intoccate le zone soprastanti alle orecchie.

Alopecia areata

Questa forma della malattia si identifica in una perdita dei capelli in una o più chiazze del cuoio capelluto ed ha origine autoimmune. A differenza della patologia androgena della calvizie, infatti, essa vede un lavoro sbagliato del sistema immunitario che attacca erroneamente i follicoli pilosebacei impedendo, quindi, la corretta crescita e produzione del capello.

In questo caso, un fattore a nostro favore, è il fatto che questo tipo di patologia non decreta mai una forma cicatriziale, pertanto si tratta di una condizione curabile e temporanea. Tuttavia, nonostante si tratti di una condizione che insorge durante l’infanzia, il suo decorso è molto variabile e può andare incontro sia ad una guarigione spontanea che ad un’evoluzione in forme recidivanti o croniche più gravi.

Alopecia cicatriziale, chemioterapica e da stress

Molto differente, invece, è la forma cicatriziale di questa malattia, in questo caso si parla di una distruzione definitiva dei follicoli. Il danno causato, in questo caso, è irreversibile ed i capelli persi non possono essere riacquistati. Anche la forma chemioterapica è differente da quelle precedenti, in questo caso la perdita non è dovuta all’insorgenza della malattia o ad una forma autoimmune; la causa si rivede perfettamente nella somminstrazione di farmaci antitumorali che rompono il fusto del capello al livello del bulbo. In questo caso, però, una volta interrotta la chemio il capello ritorna a crescere in salute su tutta la testa, ciò che potrebbe cambiare leggermente, invece, sono il colore e la sua forma.

L’aspetto della patologia dovuta allo stress, si spiega già con la sola definizione, essa può comparire in periodi particolarmente pressanti per il soggetto o in lassi di tempo anche successivi di 2 o 4 mesi. In questo caso, però, non appena l’evento, il trauma o il periodo torna ad essere più gestibile, tutto dovrebbe tornare nella norma. Nonostante ciò, è chiaro che tenere d’occhio la situazione onde evitare che questa si evolva in una forma più grave, è sicuramente una delle cose da fare.

 

 

 

 

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