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Il morso di sanguisuga: quante ne sapevi?

Oggi analizziamo insieme il morso della sanguisuga. Visto, infatti, che in questo periodo ci siamo concentrati sui parassiti che attaccano l’uomo, intestinali e non, abbiamo pensato che anche fare un piccolo excurus su questo animale, potrebbe essere interessante. Tanto per cominciare, spieghiamo di che tipo di specie si tratta: fa parte della famiglia degli anellidi; ossia vermi segmentati. Vive generalmente nelle paludi ed è un animale ematofago; ossia che per sopravvivere si nutre esclusivamente di sangue, solitamente appartenente ad un mammifero.

Tramite una bocca circolare caratterizzata da una ventosa, infatti, essa riesce ad attaccarsi solidamente alla sua vittima dove, per ridurre il dolore e facilitare il suo obbiettivo, inietta una sostanza anestetica ed anticoagulante; che riesce, quindi, non solo a non farci percepire molto dolore, ma persino a favorire la fuori uscita del sangue nella sua forma più liquida.

Le sue dimensioni, generalmente, possono andare dai 3 ai 10 centimetri; in alcuni stati del sud America, però, esiste una specie che arriva addirittura ai 30. La cosa che meno vi aspettereste da un animale del genere, inoltre, a meno che non siate già un minimo a conoscenza dell’argomento, è che questo veniva usato in antichità come una forma di vera e propria terapia e, in alcuni casi, si usa tutt’ora.

Il morso della sanguisuga

La terapia di cui vi parliamo ha origini molto antiche, pesnate che si parla addirittura di 1500 secoli avanti Cristo; il che, senza dubbio, la rende vecchia ma allo stesso tempo con un gran fondamento storico. Essa prende il nome di “irudoterapia” e consiste, a tutti gli effetti, nell’attaccare l’animale al corpo del paziente, da quel momento inzierà a succhiare sangue fino a quando, in un certo senso, non ne sarà sazio.

Numerosi studi, però, hanno evidenziato come questo trattamento possa giovare particolarmente a in caso di infiammazioni, che potranno beneficiare di una guarigione veloce e duratura, in caso di ferite, piaghe e cicatrici, in quanto ci sarà una riparazione dei tessuti più rapida, e persino in presenza di artriti. Il morso delle sanguisughe, infatti può ripristinare il trofismo della cartilagine e promuovere l’ossificazione. 

I rischi che si corrono sono ridotti e, a dirla tutta, il più grave di essi accade solo se condizionato. Il processo messo in atto dalla mignatta, ad esempio, si chiama suzione e può durare anche più di un’ora. Dopo all’incirca 25 minuti, però, l’obbiettivo della terapia è già stato raggiunto e si potrebbe indurre l’animale a staccarsi dal paziente.

Quest’induzione a mollare la presa, però, rappresenta essa stessa il rischio, poichè la sanguisuga, nel caso in cui questa procedura non fosse fatta in modo appropriato, potrebbe rigurgitare quanto ingerito e questo, chiaramente, potrebbe essere motivo di diverse infezioni. Come qualsiasi essere vivente, in effetti, le mignatte posseggono dei batteri nel loro intestino che, rilasciati sulla ferita, chiaramente diverrebbero potenzialmente patogeni. Altri rischi sono, per lo più controllabili e facilmente risolvibili, si tratta di reazioni allergiche, tremori, pallore o dispnea (fatica a respirare).

Il morso accidentale

Nel caso in cui questo avvenisse in modo accidentale in natura, allo stesso modo, il morso della sanguisuga presenta rischi identici; per cui, anche in quel caso, è consigliabile non tentare di staccarle in un modo irruento. Una curiossità interessante, infine, sta nel modo in cui queste attaccano: esse, proprio come gli squali, sono attirate dall’odore del sangue che le porta ad un istinto di attacco fulmineo.

Contemporaneamente, sono scoraggiate, invece, dall’odore forte di detersivi, deodoranti, saponi, profumi e fumo di tabacco; questo perchè il verme di per sé è dotato di forti capacità gustative, olfattive e tattili; dunque non si rischierà mai a mordere qualcuno ben profumato. Nel caso in cui avvenga, però, è difficile che ve ne accorgiate poichè, come accennavamo prima, la loro saliva ha forti capacità anestetizzanti. 

 

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