Dopo esserci soffermati sulla Toxoplasmosi in gravidanza, eccoci a parlare di Salmonella, un’altra brutta infezione pericolosa, non solo per le donne in gravidanza, ma in generale per l’uomo.
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Per prima cosa, cerchiamo, come sempre, di dare una definizione semplice in parole povere: la salmonella è l’agente batterico più comunemente identificato quando si riscontrano infezioni ed intossicazioni alimentari. Per contrarre la malattia, anzitutto, è necessario che avvenga l’ingestione di un alimento contaminato dal batterio; quest’ultimo, a sua volta, si trova facilmente nell’intestino di uccelli, animali selvatici, domestici o da allevamento. Tra questi, troviamo maggiormente ovini, bovini, maiali; ma anche cani, gatti, polli e pulcini.
Poi, attraverso le feci che depositano nel terreno, questi animali espellono la salmonella contaminando mangimi, acque e, soprattutto, gli alimenti che derivano da essi come carne, latte, uova, verdure e pesce crudo. È proprio in questo modo, in seguito, che la malattia può essere trasmessa dagli animali all’uomo; la salmonellosi, infatti, è una zoonosi; ovvero una malattia che si trasmette tra più esseri viventi.
Contagio e sintomi dell’infezione da Salmonella
Questo genere di trasmissione del batterio si chiama oro-fecale; per cui, per avvenire il contagio completo con un essere umano, egli deve aver ingerito qualcosa contaminato dalle feci di un animale infetto. Tuttavia, come possibilmente saprete per antonomasia, il batterio è particolarmente vulnerabile alle alte temperature; ciò significa che, cuocendo i cibi in modo adeguato e non facendoli venire in contatto con altri alimenti crudi, non si corre nessun rischio. La temperatura esatta capace di distruggere il batterio è di 70 gradi; superata quella, dunque, si può stare tranquilli.
I sintomi maggiormente riscontrati sono diarrea, nausea, vomito, dolori addominali; ma ancora, mal di testa, feci di colore verde o liquide e febbre alla temperatura di 38/39 gradi. Il periodo di incubazione, invece, va dalle 12 alle 72 ore seguenti all’ingerimento di un alimento contaminato. Nonostante sia una malattia abbastanza temuta, infine, ha un livello di mortalità molto basso. Come sempre, però, le persone maggiormente a rischio sono neonati, lattanti, anziani, persone immunodepresse o deabilitate già in precedenza da altre patologie. Nei casi peggiori, che dipendono anche dalla carica batterica e dalle capacità del sistema immunitario, poi, si possono verificare episodi di polmonite, meningite o artrite settica.