Nell’articolo precedente, abbiamo parlato della vasta categoria di parassiti intestinali e come quali sono le cause ed i sintomi di un’infestazione simile. Oggi, invece, andremo a soffermarci sulla Tenia, meglio conosciuta come “verme solitario“; essa, è una delle più conosciute in assoluto in questo campo e ha come ospite definitivo proprio l’uomo. Il suo ciclo vitale, infatti, nasce dalle uova che si trovano nell’ambiente successivamente ingerite da animali. Una volta arrivate all’interno dell’animale, poi, le larve si stabilizzano nel tessuto muscolare che, ahi noi, è quello più spesso consumato dall’uomo.
Leggi anche:
Avvenuto l’inghiottimento inconsapevole da parte dell’uomo, mediante l’ingerimento di carni curde, poco cotte o non congelate in maniera preventiva al di sotto dei 10 gradi; l’infestazione ha inizio e tra tutte le larve, soltanto una riesce a completare il processo di vita riuscendo ad insediarsi nell’intestino per divenire, in seguito, una tenia adulta. Sebbene lo sviluppo totale di più vermi sia possibile si tratta di una condizione estremamente rara da riscontrare; ed è proprio per questa ragione, quindi che vi è la denominazione assai nota di verme solitario.
Verme solitario: i sintomi
I sintomi sono i primi segni che ci lasciano intendere che c’è qualcosa che non va e ci spingono ad effettuare delle analisi. I più riscontrati sono diarrea alternatata a stitichezza, dolori addominali, nausea, vomito, stanchezza ed un gran senso di appetito che non si placa nemmeno con le più grandi abbuffate. Il verme adulto, infatti, non ha un apparato digerente; bensì vive e si nutre esclusivamente assorbendo dall’intestino tutto ciò che riesce; motivo per il quale la fame non viene mai colmata.
A seconda del tipo di verme che colpisce l’organismo, poi, si possono riscontrare anche alcune tipologie di problemi neurologici; tra le tenie che possono attaccare l’uomo, infatti, ci sono quella saginata, che ha come ospite intermedio i bovini, quella asiatica che ha come ospite intermedio sia bovini che maialie e, infine, quella solium; questa, nello specifico, ha come ospite intermedio i maiali e, nel suo stato larvale, una volta giunta all’uomo, può causare problemi al sistema nervoso.
I sintomi e le complicanze possibili in questi casi oscillano dalla cefalea all’epilessia, la confusione, al difficoltà di equilibrio ai probolemi visivi. Tra le complicanze più severe, si può verificare una meningite o una paraplegia che può culminare con la morte dell’ospite. Raramente, però, come dicevamo negli articoli precedenti, si verificano casi di questo tipo; la morte del soggetto infestato, infatti, non gioverebbe ai parassiti, in quanto, come specificavamo poc’anzi, l’umano rappresenta l’ospite defintivo necessario a completare lo stato vitale del verme.
Diagnosi
Pensate, inoltre, che, inizialmente, i sintomi sono abbastanza difficili da riscontrare, e, approssimativamente, tutto tace per i primi due mesi, fino a quando non si verifica la formazione del verme adulto: immaginate solo che esso può raggiungere la lunghezza di 5 metri ed oltre; anche se esiste un rarissimo caso riscontrato diversi anni fa in Thailandia dove una tenia riuscì a vivere all’interno di un uomo per l’incredibile periodo di 30 anni. Essa, apparentemente indisturbata, aveva raggiunto la lunghezza di 18 metri.
Per queste ragioni, decisamente assai rare ma rabbrividenti, si consiglia di recarsi alla vista di un medico non appena si riscontrano i primi sintomi; egli, provvederà a prescrivervi l’esame colturale delle feci in cui sarà possibile riscontrare la presenza delle larve. C’è da dire, comunque, che un soggetto può accorgersi anche da sé della presenza di quest’ultime, notando negli escrementi la presenza di piccoli segmenti giallognoli; ossia i proglottidi, tipici anelli che costituiscono il corpo del verme solitario.
Insomma, come fare, dunque, per non avere di questi problemi? È abbastanza semplice, evitate assolutamnete di ingerire carni crude o poco cotte; le alte temperature, infatti, nel caso in cui ci sia la presenza di larve, sono perfettamente in grado di distruggerle; così come anche le temperature inferiori ai 10 gradi centigradi.